Descrizione
DENICE, Mercoledì 4 Novembre 2020
Cari concittadini,
oggi avremmo dovuto trovarci come di consueto, come ogni anno, davanti al monumento ai caduti; infatti, oggi si celebra la ricorrenza del 4 Novembre che comprende la Festa delle Forze Armate e dell’Unità Nazionale insieme a quella storica della Celebrazione dei Caduti di tutte le Guerre.
Rendiamo quindi omaggio a tutti quegli italiani, donne e uomini, che hanno perduto la propria vita per la Patria, per la Libertà e per costruire un futuro di Pace. Un sacrificio estremo e nobile al tempo stesso, che portò certamente all’Unità Nazionale anche se con la perdita di centinaia di migliaia di nostri connazionali, tra questi quelli i cui nomi sono riportati su queste lapidi.
Vorrei inviare un saluto al Comandante della Stazione dei Carabinieri di Bistagno il M.llo Giovanni Smario, al nostro Parroco don Giovanni Falchero, ai membri della Giunta e del Consiglio Comunale e, a tutti i Denicesi che sarebbero stati qui con me oggi davanti a questo monumento anche per commemorare il ricordo di un Denicese ritrovato: il Capitano Gabriele Massimo Tommaso Monti nato a Denice 24 Ottobre 1888 in Regione Vallone, che partecipò nel 1911 alla Guerra di Tripolitania e Cirenaica e ad entrambe le Guerre Mondiali, che dopo l’armistizio dell’8 Settembre 1943 fu catturato a Vercelli dai tedeschi, durante un rastrellamento quindi deportato in Polonia e internato nello Stalag 327 di Przemysl nei pressi di Neribka. Il Capitano Monti morì il 2 Agosto 1944 in Polonia a Czarne (Hammerstein in lingua tedesca) per gli stenti dovuti alla fame.
Ringrazio le Signore Ornella Giuseppina Lazzarino e Maria Antonietta Doglio per aver scoperto la lapide del Capitano Monti nel cimitero di Acqui Terme e per aver effettuato le ricerche storiche. Sempre grazie a queste ricerche sono stati rintracciati e sarebbero dovuti essere qui presenti i pronipoti per assistere alla posa di una pietra d’inciampo che i Denicesi hanno voluto dedicargli.
La guerra è la cosa più orribile che può accadere ad un popolo, ed ecco perché l’art.11 della nostra Costituzione recita: «L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali» e non si ferma qui, continua dicendo, che l'Italia si impegna a lavorare con gli altri popoli per assicurare la pace e la giustizia fra le Nazioni. E proprio lavorando in questa direzione insieme agli altri Stati Europei, l'Unione Europea nel 2012 si è vista conferire il premio Nobel per la Pace, quale riconoscimento al contributo che essa ha dato per oltre sessant’anni alla promozione della concordia, della riconciliazione, della democrazia e dei diritti Umani.
Scrivendo questo discorso mi sono chiesto cosa dire oggi 4 Novembre 2020 in particolare ai giovani, futuri cittadini adulti con la responsabilità di guidare tra pochi anni questa nostra Italia.
Oggi sentiamo tutti un bisogno profondo di essere rappresentati da persone corrette, oneste, chiare, in cui avere fiducia e a cui dare fiducia e soprattutto alle quali affidare le nostre speranze. Il momento che stiamo vivendo è certamente il più difficile del dopo guerra e forse può essere identificato come la “Terza Guerra Mondiale”, una guerra che tutti insieme, tutti i popoli insieme, stanno combattendo contro un nemico invisibile: il COVID-19 che sta esasperando la nostra vita sia dal punto di vista sanitario, sia da quello economico, sia da quello politico-sociale. Tuttavia ritengo che se siamo stati capaci di ripartire dopo le due Guerre Mondiali, che avevano devastato il nostro Paese, la nostra amata Italia, possiamo riuscirci anche questa volta; possiamo vincere la guerra che oggi stiamo combattendo, anche se si tratta di un conflitto diverso da quelli di allora: i nostri nemici invisibili oggi si chiamano “COVID-19” ed “EGOISMO INDIFFERENTE”.
Oggi siamo coinvolti e testimoni di due grandi fenomeni sociali: da una parte le difficoltà di molte nostre famiglie che non hanno più mezzi economici per poter vivere e rispetto alle quali i governi devono trovare soluzioni atte a garantire a tutti una esistenza dignitosa perché a rischio la coesione sociale e quindi alcuni principi che costituiscono l’Unita Nazionale, come il diritto al lavoro e il diritto allo studio. Dall’altro viviamo in un contesto mondiale in cui essere cittadini Italiani significa fare i conti con l’emigrazione, l’accoglienza, la collaborazione, la solidarietà, il rispetto reciproco.
Infatti riuscire a costruire una società in cui, accanto al miglioramento delle condizioni economiche delle nostre famiglie, avvengano l’integrazione e l’accoglienza, senza emarginazione, senza discriminazione di razza, di sesso, di colore della pelle, e di religione costituisce uno degli impegni attuali e importanti, quanto importante è stato necessario centodue anni fa unire il Paese.
Tutti infatti, ognuno per la propria parte, dobbiamo impegnarci per l’Italia, affinché tutti possano, nello stesso tempo, ascoltare e accogliere chi ha bisogno, e sentire l’orgoglio delle proprie radici e della propria storia senza farsi sovrastare da esso, creare un’Italia dove i cittadini sanno amare la propria terra rinnovandone i valori e i fondamentali ideali che l’hanno costituita.
Questo impegno è affidato, in particolare, alle giovani generazioni. Sono soprattutto Loro i destinatari di questo mio messaggio che parla al futuro, saranno Loro i padri di una società da costruire e migliorare. Spesso vengono messi in disparte o sono apparentemente disinteressati, spetta a noi adulti coinvolgerli e fargli capire che l’Italia ha bisogno del Loro contributo. L’Italia ha bisogno delle Loro energie e delle Loro idee, dei Loro sogni, del Loro entusiasmo.
I libri di storia sono soliti citare i ragazzi del ’99, cioè quei ragazzi che avrebbero compiuto 18 anni nel 1917, per arruolarsi quali giovani soldati per combattere a Vittorio Veneto e che, a dispetto della loro giovane età, seppero farsi onore e contribuire all’Unità d’Italia.
La giornata di oggi ha quindi il significato e il dovere di non far dimenticare, di far conoscere la storia per meglio interpretare il presente e programmare il futuro.
Oggi deve venire dalle giovani generazioni lo spirito per la rinascita di questo Paese, con il contributo delle famiglie e delle scuole che devono far superare e sconfiggere il nostro nemico subdolo “l’Egoismo Indifferente”.
Mi permetto di concludere con due frasi che racchiudono alcuni dei significati di questa giornata: la prima venne detta dal grande Presidente USA John Fitzgerald Kennedy nel discorso di insediamento nel 1962: «non chiederti cosa il tuo Paese può fare per te, chiediti cosa tu puoi fare per il tuo Paese». La seconda è una locuzioni detta da Papa Francesco e mi sembra opportuno citarla in questa giornata: «non facciamoci e non fatevi rubare la speranza».
Viva l’Italia, viva le Forze Armate, Viva la Scuola, Viva DENICE!
Il SINDACO di DENICE
Fabio LAZZARINO
Cari concittadini,
oggi avremmo dovuto trovarci come di consueto, come ogni anno, davanti al monumento ai caduti; infatti, oggi si celebra la ricorrenza del 4 Novembre che comprende la Festa delle Forze Armate e dell’Unità Nazionale insieme a quella storica della Celebrazione dei Caduti di tutte le Guerre.
Rendiamo quindi omaggio a tutti quegli italiani, donne e uomini, che hanno perduto la propria vita per la Patria, per la Libertà e per costruire un futuro di Pace. Un sacrificio estremo e nobile al tempo stesso, che portò certamente all’Unità Nazionale anche se con la perdita di centinaia di migliaia di nostri connazionali, tra questi quelli i cui nomi sono riportati su queste lapidi.
Vorrei inviare un saluto al Comandante della Stazione dei Carabinieri di Bistagno il M.llo Giovanni Smario, al nostro Parroco don Giovanni Falchero, ai membri della Giunta e del Consiglio Comunale e, a tutti i Denicesi che sarebbero stati qui con me oggi davanti a questo monumento anche per commemorare il ricordo di un Denicese ritrovato: il Capitano Gabriele Massimo Tommaso Monti nato a Denice 24 Ottobre 1888 in Regione Vallone, che partecipò nel 1911 alla Guerra di Tripolitania e Cirenaica e ad entrambe le Guerre Mondiali, che dopo l’armistizio dell’8 Settembre 1943 fu catturato a Vercelli dai tedeschi, durante un rastrellamento quindi deportato in Polonia e internato nello Stalag 327 di Przemysl nei pressi di Neribka. Il Capitano Monti morì il 2 Agosto 1944 in Polonia a Czarne (Hammerstein in lingua tedesca) per gli stenti dovuti alla fame.
Ringrazio le Signore Ornella Giuseppina Lazzarino e Maria Antonietta Doglio per aver scoperto la lapide del Capitano Monti nel cimitero di Acqui Terme e per aver effettuato le ricerche storiche. Sempre grazie a queste ricerche sono stati rintracciati e sarebbero dovuti essere qui presenti i pronipoti per assistere alla posa di una pietra d’inciampo che i Denicesi hanno voluto dedicargli.
La guerra è la cosa più orribile che può accadere ad un popolo, ed ecco perché l’art.11 della nostra Costituzione recita: «L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali» e non si ferma qui, continua dicendo, che l'Italia si impegna a lavorare con gli altri popoli per assicurare la pace e la giustizia fra le Nazioni. E proprio lavorando in questa direzione insieme agli altri Stati Europei, l'Unione Europea nel 2012 si è vista conferire il premio Nobel per la Pace, quale riconoscimento al contributo che essa ha dato per oltre sessant’anni alla promozione della concordia, della riconciliazione, della democrazia e dei diritti Umani.
Scrivendo questo discorso mi sono chiesto cosa dire oggi 4 Novembre 2020 in particolare ai giovani, futuri cittadini adulti con la responsabilità di guidare tra pochi anni questa nostra Italia.
Oggi sentiamo tutti un bisogno profondo di essere rappresentati da persone corrette, oneste, chiare, in cui avere fiducia e a cui dare fiducia e soprattutto alle quali affidare le nostre speranze. Il momento che stiamo vivendo è certamente il più difficile del dopo guerra e forse può essere identificato come la “Terza Guerra Mondiale”, una guerra che tutti insieme, tutti i popoli insieme, stanno combattendo contro un nemico invisibile: il COVID-19 che sta esasperando la nostra vita sia dal punto di vista sanitario, sia da quello economico, sia da quello politico-sociale. Tuttavia ritengo che se siamo stati capaci di ripartire dopo le due Guerre Mondiali, che avevano devastato il nostro Paese, la nostra amata Italia, possiamo riuscirci anche questa volta; possiamo vincere la guerra che oggi stiamo combattendo, anche se si tratta di un conflitto diverso da quelli di allora: i nostri nemici invisibili oggi si chiamano “COVID-19” ed “EGOISMO INDIFFERENTE”.
Oggi siamo coinvolti e testimoni di due grandi fenomeni sociali: da una parte le difficoltà di molte nostre famiglie che non hanno più mezzi economici per poter vivere e rispetto alle quali i governi devono trovare soluzioni atte a garantire a tutti una esistenza dignitosa perché a rischio la coesione sociale e quindi alcuni principi che costituiscono l’Unita Nazionale, come il diritto al lavoro e il diritto allo studio. Dall’altro viviamo in un contesto mondiale in cui essere cittadini Italiani significa fare i conti con l’emigrazione, l’accoglienza, la collaborazione, la solidarietà, il rispetto reciproco.
Infatti riuscire a costruire una società in cui, accanto al miglioramento delle condizioni economiche delle nostre famiglie, avvengano l’integrazione e l’accoglienza, senza emarginazione, senza discriminazione di razza, di sesso, di colore della pelle, e di religione costituisce uno degli impegni attuali e importanti, quanto importante è stato necessario centodue anni fa unire il Paese.
Tutti infatti, ognuno per la propria parte, dobbiamo impegnarci per l’Italia, affinché tutti possano, nello stesso tempo, ascoltare e accogliere chi ha bisogno, e sentire l’orgoglio delle proprie radici e della propria storia senza farsi sovrastare da esso, creare un’Italia dove i cittadini sanno amare la propria terra rinnovandone i valori e i fondamentali ideali che l’hanno costituita.
Questo impegno è affidato, in particolare, alle giovani generazioni. Sono soprattutto Loro i destinatari di questo mio messaggio che parla al futuro, saranno Loro i padri di una società da costruire e migliorare. Spesso vengono messi in disparte o sono apparentemente disinteressati, spetta a noi adulti coinvolgerli e fargli capire che l’Italia ha bisogno del Loro contributo. L’Italia ha bisogno delle Loro energie e delle Loro idee, dei Loro sogni, del Loro entusiasmo.
I libri di storia sono soliti citare i ragazzi del ’99, cioè quei ragazzi che avrebbero compiuto 18 anni nel 1917, per arruolarsi quali giovani soldati per combattere a Vittorio Veneto e che, a dispetto della loro giovane età, seppero farsi onore e contribuire all’Unità d’Italia.
La giornata di oggi ha quindi il significato e il dovere di non far dimenticare, di far conoscere la storia per meglio interpretare il presente e programmare il futuro.
Oggi deve venire dalle giovani generazioni lo spirito per la rinascita di questo Paese, con il contributo delle famiglie e delle scuole che devono far superare e sconfiggere il nostro nemico subdolo “l’Egoismo Indifferente”.
Mi permetto di concludere con due frasi che racchiudono alcuni dei significati di questa giornata: la prima venne detta dal grande Presidente USA John Fitzgerald Kennedy nel discorso di insediamento nel 1962: «non chiederti cosa il tuo Paese può fare per te, chiediti cosa tu puoi fare per il tuo Paese». La seconda è una locuzioni detta da Papa Francesco e mi sembra opportuno citarla in questa giornata: «non facciamoci e non fatevi rubare la speranza».
Viva l’Italia, viva le Forze Armate, Viva la Scuola, Viva DENICE!
Il SINDACO di DENICE
Fabio LAZZARINO
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Ultimo aggiornamento pagina: 04/11/2020 09:23:36